09 aprile 2014

6 aprile

Quante sono le mani che si stringono nel corso di una vita?
Tante. 
Mani piccine di bimbi, tenute fermamente strette nelle proprie.
Mani calde, fredde, asciutte o umidicce, mani morbide, grandi o minuscole, mani affusolate mani cicciottelle.
Stringere la mano a qualcuno è un gesto quasi quotidiano: pochi  secondi di contatto talvolta sgradevole a volte, la maggior parte,  piacevolissimo.  Si dice che dalla stretta di mano si capisce il carattere di una persona,  la stretta vigorosa sarebbe quella piu' giusta, che racchiude in sé personalità e sincerità.
Non credo sia sempre così.
 
C'è poi la stretta di mano indimenticabile, quella di "una sola volta nella vita",  che capita quasi per caso.
Quella accompagnata da un sorriso amorevole, lo stesso  visto tante volte da lontano e che da vicino  non ha nemmeno definizione. 
E poi uno sguardo diretto, aperto, limpido che attraversa lo spazio delle due braccia tese  l'una verso l'altra come una scarica improvvisa che ti arriva dentro e lì si pianta.  Quella  stretta diventa un  abbraccio,  che dura quattro, cinque, sei secondi, un'eternità infine   -  e nessuna premura di mollare la presa, nonostante le mille mani tese.
 
L'emozione di poi è talmente potente da sopraffare qualsiasi gioia, tutta quella possibile, tanta,   da impedire anche alle lacrime di scendere.

06 aprile 2014

I CENTO GIORNI

Ogni anno, in questo periodo, ritornano.
Li trovi all'uscita dei centri commerciali, dei supermercati, appostati nei parcheggi.
Generalmente gruppetti di tre o quattro, telefonino ultima generazione in una mano e una scatola di cartone nell'altra,  con una bella apertura  sopra,   piu' lunga che larga, per farci entrare non tanto qualche spicciolo  ma  banconote fruscianti e che viene schiaffata sotto il naso di chiunque passi di là.
La richiesta di denaro  è perentoria o petulante  a seconda del soggetto che ti si avvicina:  in ogni caso oltremodo fastidiosa.

Sono i ragazzi dei "cento giorni"
I cento giorni che mancano alla maturità, dopo la quale è previsto  "il viaggio" , che per essere realizzato necessita, ovviamente, di  opportuno finanziamento.
Il modo piu' semplice per trovare il suddetto finanziamento è  dunque, per questi giovani,  chiedere soldi ai passanti  -  in pratica pietire una mancetta  -  che  possibilmente (suggeriscono ammiccanti)    si traduca nell'esborso di  almeno  una banconota. 

Non provo nessuna simpatia per queste persone, zero.
Mi spiace ma  nessuna comprensione, nessun sorrisino compiacente e condiscendente, da parte mia.
Ogni volta  il pensiero che mi viene è lo stesso:  a vent'anni devi avere ormai  chiaro in mente il concetto di dignità.  Devi sapere che le cose che vuoi, se le vuoi, vanno guadagnate in modo serio, onesto e dignitoso.

Altro che viaggio:   calci nel culo, senza remore e in dosi copiose.