30 novembre 2014

LA TORTA DI PADRE PIO

Gira da qualche tempo da queste parti ed è una minaccia letale che ben pochi riescono a scansare perchè chi te la propina è decisissimo  a farlo e non ammette repliche, per il tuo proprio bene, manco a dirlo.
La torta di Padre Pio, così la chiamano, 'sta malefica catena di santantonio sotto mentite spoglie.
Consegna a domicilio accompagnata da sorrisi melliflui e foglio strafotocopiato di istruzioni da seguire: ti viene così affidato con solennità un bicchiere di plastica avvolto nel cellophan contenente un impasto grigiastro e maleodorante (una specie di lievito madre?) che dovrai curare attentamente, seguendo le suddette istruzioni,  per una decina di giorni.
Si devono seguire delle regole  ferree e descritte con minuzia, giorno per giorno.  Alla fine dei dieci giorni, dopo aver sfornato  la tua torta della felicità,  dovrai mettere su una bella faccia di culo e propinare una porzione della  preziosa  schif ...  ehm ....  impasto, ad altre tre persone.  
Altri tre fortunati candidati da te eletti alla felicità, tramite torta.
Ecco che il contagio si diffonde velocissimo:  nel circondario ormai la quasi totalità delle famiglie deve certamente essere al culmine del tripudio e della gioia.
 
Le istruzioni, dicevo,  sono molto categoriche e dettagliate ... solo che dopo aver pastrugnato per dieci giorni sta roba molliccia e tolti i tre bicchieri di impasto da appioppare appunto, non rimane praticamente piu' nulla e quindi per farne uscire qualcosa si devono aggiungere alla "base"   gli ingredienti tipici per dosi e procedimento di un dolce casalingo.
Infornare e cuocere per cinquanta canonici minuti.
Poi quello che ne esce (neanche malaccio, devo dire) dovrà essere mangiato a spizzichi e bocconi, è fondamentale non  azzardarsi a tagliarne una fetta  col coltello.
 
Inutile negarlo: come si è capito la "curiosità" ha avuto la meglio e la torta è stata sfornata anche in questa casa, con qualche variante personale su tempi e modi:  il pericolo è il mio mestiere.
Mi è mancato solo qualcuno a cui voler tanto male da aver voglia di propinargli il bicchieretto di plastica ricolmo di pappetta molliccia: la torta portatrice di felicità la tengo tutta per me... che fulmini e saette si abbattano ora sulla mia capoccia