19 marzo 2013

SONO COSE ......

Non mi è sfuggita, e voglio riportarla per condividerla con chi mi legge, perchè da tempo non ne sentivo una così spassosa ....lo shampoo utile, se non necessario, per risvegliare I BULBI ASSOPITI..
Quindi voi tutti che state lì a combattere e tribolare ogni giorno con l'assopimento dei vostri bulbi ... sapevatelo,  la soluzione è lì, a portata di mano, anzi di shampoo.
 
 
Ci può essere cosa piu' malefica che trovarsi imbottigliati nel traffico all'improvviso,  molto prima di una curva laggiu' in fondo, e fremere per capire cosa sia successo?  Oltre la curva cosa ci sarà...  un tamponamento, dei lavori in corso, un blocco del traffico per far passare la macchina blu di turno , un gregge che attraversa il raccordo....  E soprattutto:   quanto ci vorrà per uscire dall'inghippo?
Le macchine bloccate  avanzano due metri per volta, ordinatamente, in fila per uno.
Vedi laggiu' un camion nero  che fa da capofila....si muove ... tra un po' si avanzerà pure noi, tapini, che siamo ancora nelle retrovie.
Ma la pecora nera ci sta sempre... 
 
E infatti la macchina nera davanti a te non segue l'ordine logico  -  due metri  -  ferma  -  due metri  -  ferma.  Macchè:   la macchina-pecora-nera davanti a te decide all'improvviso di interrompere questo ritmo e tu rimani in suspence  con la marcia inserita,  ferma e fiduciosa  che si decida a proseguire,  chè  quei pochi metri liberi là davanti sembrano già un traguardo. .
Manco per niente, quella non schioda, anarchia pura.
Per trattenere l'istinto di attaccarsi al clacson ci vuole una forza soprannaturale, ma fortunatamente quando uno è solo si puo' esprimere con ampia libertà di liguaggio  e come il caso richiede.
Mentre quelli laggiu' avanzano, oltre la curva, la macchina-pecora-nera ha deciso che noi dietro dobbiamo aspettare e che il ritmo dell'avanzare lo decide lei, la maledetta. 
Ci vorrà una buona mezz'ora per uscire dall'ingorgo e scoprire finalmente cosa accade dietro la curva.
Nulla ....  non c'è piu' nulla ormai.  
Qualunque cosa fosse, non lo saprò mai.
 

18 marzo 2013

CONDIVIDO ......

La voce del silenzio


massimo gramellini

È timido, è semplice, è piemontese, anche se parla come Maradona. Chissà se gli basterà essersi chiamato Francesco per seppellire la pompa della Chiesa e la società dei consumi, entrambe degenerate a livelli insostenibili. Di sicuro uno che al suo primo affaccio dal balcone si mette in ginocchio e riesce a fare tacere per quasi mezzo minuto la folla di Roma può essere capace di qualsiasi impresa. Mezzo minuto di silenzio, cioè di spiritualità, qualcosa di molto più ampio della religiosità. Le parole trasmettono emozioni e pensieri. Il silenzio, sentimenti. Erano anni che lo aspettavamo. Anni orribili di applausi ai funerali e di minuti di silenzio inquinati da coretti da stadio non solo negli stadi. Questo terrore di entrare in contatto con se stessi, contrabbandato per empatia ed espansività. Questo bisogno di buttare sempre tutto fuori, per paura di sentire che cosa c’è dentro, fra la pancia e la testa. Il cuore.

Il gesuita Francesco ha mandato nel mondo il suono dimenticato del silenzio. Per trentadue secondi: in televisione un’eternità. Sarebbe bastato che dalla piazza partisse un «viva» o un «daje» per rovinare tutto. E invece una Roma improvvisamente e miracolosamente afona non gli ha sporcato il primo e fondamentale discorso a bocca chiusa. Ora il suo cammino può cominciare, nonostante le difficoltà del caso. Lui è abituato a girare in metropolitana, ma muoversi coi mezzi a Roma risulta piuttosto complicato. Le strade sono piene di buche, in Curia anche di burroni.