Mi è capitato di imbattermi piu' di una volta in una di quelle vignette che descrivono le differenze tra l'essere uomo e l'essere donna in modo cinico, dove ovviamente, la donna ne esce sempre come una nevrotica che si fa mille giri a palla anche per una sciocchezza.
(Se ne parlava proprio stamattina con una cara amica .... vero Fede?)
Oggi succede questo: mio marito esce di casa per fare una cosa molto importante per la sua salute. So per consuetudine che tornerà per l'ora di pranzo. Ma l'ora di pranzo passa, ne passano due, ne passano tre. Il cellulare sempre spento.
Finalmente torna, nel momento in cui sto per mangiarmi l'ultimo pezzo di fegato per l'ansia, ormai non piu' capace di dissimularla.
L'aspetto (il suo) è serafico.
Alle mie incalzanti richieste, risponde, con una calma che mi manda al manicomio :
- l'appuntamento col medico è stato spostato di due ore per una urgenza;
- il telefono era spento perchè LUI lo ha spento: troppe chiamate in un momento inopportuno;
- il telefono è rimasto spento perchè, considerato il fatto che non lo spegne quasi mai, non si ricordava piu' il PIN ...
- e comunque, eccolo, lui stava lì vivo e vegeto di fronte a me, a cosa serviva tutta quella agitazione?
Piuttosto, checcestà da magnà???
Appunto.
30 ottobre 2012
29 ottobre 2012
VAI E VIVI
Mi imbatto per caso in un film, in Tv, che mi appassiona da subito e che consiglio a chiunque: "Vai e vivrai" (Va, vit et deviens) del 2005, un film franco/israeliano che narra una storia particolare e appassionante.
C'è una scena in cui il rapporto d'amore tra madre (israeliana) e il figlio (adottivo) viene tradotto in una sequenza di immagini che hanno una forza tale da lasciare senza fiato.
La madre si trova ad affrontare i pregiudizi dei genitori della scuola elementare dove decide di mandare il figlio, i quali si oppongono alla presenza del ragazzo in quella scuola. Egli infatti è un profugo eritreo di nove anni e per le sue origini ed il colore della pelle viene tenuto alla larga da tutti.
La scena che mi ha colpito tanto avviene quando il preside di questa scuola annuncia alla madre, di fronte a tutti, di voler allontanare il ragazzo per motivi di "igiene" ... gli altri genitori temono infatti che egli sia portatore di non meglio specificate "malattie africane".
Questa donna si indigna, si arrabbia, urla e si ribella di fronte a tanta ottusità ... e davanti a tutti questi genitori fa un gesto di un impatto esplosivo: abbraccia il figlio, comincia a baciarlo con tenerezza e poi comincia a leccargli tutto il viso con una forza ed una dolcezza tali che in quel momento non puoi che pensare ad una leonessa furibonda che protegge e cerca di lenire le gravi ferite, non solo fisiche, del suo cucciolo.
Memorabile.
C'è una scena in cui il rapporto d'amore tra madre (israeliana) e il figlio (adottivo) viene tradotto in una sequenza di immagini che hanno una forza tale da lasciare senza fiato.
La madre si trova ad affrontare i pregiudizi dei genitori della scuola elementare dove decide di mandare il figlio, i quali si oppongono alla presenza del ragazzo in quella scuola. Egli infatti è un profugo eritreo di nove anni e per le sue origini ed il colore della pelle viene tenuto alla larga da tutti.
La scena che mi ha colpito tanto avviene quando il preside di questa scuola annuncia alla madre, di fronte a tutti, di voler allontanare il ragazzo per motivi di "igiene" ... gli altri genitori temono infatti che egli sia portatore di non meglio specificate "malattie africane".
Questa donna si indigna, si arrabbia, urla e si ribella di fronte a tanta ottusità ... e davanti a tutti questi genitori fa un gesto di un impatto esplosivo: abbraccia il figlio, comincia a baciarlo con tenerezza e poi comincia a leccargli tutto il viso con una forza ed una dolcezza tali che in quel momento non puoi che pensare ad una leonessa furibonda che protegge e cerca di lenire le gravi ferite, non solo fisiche, del suo cucciolo.
Memorabile.
25 ottobre 2012
Tutto quello che serve
G., tre spanne di bimba su una faccetta vispa e sveglia, sta disegnando impegnatissima.
Alla fine mostra il suo capolavoro e lo descrive:
" Questo è il mio papà, questa è la mia mamma. Questa qui sono io e questo sotto il mio fratello.
In mezzo c'è Briciola."
Si alza col foglio in mano proclamando, urbi et orbi: "Qui c'è tutto quello che mi serve"
Alla fine mostra il suo capolavoro e lo descrive:
" Questo è il mio papà, questa è la mia mamma. Questa qui sono io e questo sotto il mio fratello.
In mezzo c'è Briciola."
Si alza col foglio in mano proclamando, urbi et orbi: "Qui c'è tutto quello che mi serve"
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